Servizi
e tecnologie per la Piccola e Media
Impresa
a cura di
Giacomo
Zanotti
ITnet, Responsabile Sviluppo Business
Partiamo
da alcune considerazioni sul mercato
italiano dell’information communication
technology, ricavate
da un’analisi condotta dalla Sirmi:
-
In
Italia, le aziende con più
di 50 dipendenti rappresentano
solo l’1% del tessuto economico
-
I
circa 13 Miliardi di Euro di
fatturato annuale di software
e servizi (consuntivo 2002)
sono fatti, in grande percentuale,
sul mercato definito al punto
precedente
-
Si
contano, da un lato, un centinaio
di grandi player (fornitori
di tecnologia, ISV, system integrators)
focalizzati sul mercato di cui
sopra; dall’altro, diverse migliaia
di piccoli VAR, reseller, installatori,
software house, totalmente focalizzati
sul resto del mercato
La
ovvia necessita’ per tutti i grandi
attori di estendere il proprio mercato,
nonche’ la convergenza delle tecnologie
di informatica e telecomunicazioni,
ha portato ad un crescente interesse
verso l’enorme mercato della piccola
e media impresa, ancora poco informatizzato
o comunque dotato, al massimo, di
Personal Computer, di soluzioni
di produttività individuali
e di primordiali sistemi di connettività
(dial-up, accessi ad Internet a
bassa velocità).
In
questo processo di diversificazione
si sono commessi errori importanti;
e’ necessario comprenderli per poi
rispondere alla domanda: che servizi
e che tecnologie servono veramente
alla piccola e media impresa?
In
sintesi si può dire che,
inizialmente, si e’ cercato di proporre
alle piccole e medie imprese le
stesse soluzioni delle grandi imprese
utilizzando il modello ASP (Application
Service Provisioning), ossia una
logica a consumo anziché
a possesso, per venire incontro
alla loro necessita’ di utilizzarle
in modo saltuario
e semplificato.
In
teoria il modello ASP a consumo
sembrava logico e corretto, perche’
veniva incontro alle esigenze di
tutti: agli operatori di telecomunicazioni
che potevano riempire la banda (sempre
meno vendibile come bene a se stante)
con dei servizi, all’impresa medesima,
che poteva accedere a nuovi e strategici
servizi a prezzi accettabili, alle
software house ed ai system integrators
che vedevano ampliarsi il proprio
bacino di utenza.
E
invece fu un clamoroso fallimento.
Per capirne i motivi, torniamo alle
origini di Internet, smitizzando
la componente estetica della presentazione
dell’informazione (l’HTML), importante
per il consumer, ma molto meno per
l’utenza affari. Internet è
un luogo per incontrarsi
e per collaborare. Ciò
spiega il successo delle prime iniziative:
il Web come vetrina non è
solo un’iniziativa di successo ma
è anche, e soprattutto, una
esperienza culturale. Se Internet
e’ un punto di incontro, nulla di
meglio che pubblicare sul Web le
caratteristiche di un’azienda, i
suoi prodotti, le sue referenze.
L’errore è stato quello di
passare, ex-abrupto, dal Web come
vetrina al Web come erogatore di
tutti servizi informatici associati
ai processi aziendali. L’ASP e’
stato contrastato da problemi tecnologici,
funzionali, psicologici e relazionali.
In
particolare, soffermiamoci sui due
ultimi aspetti del problema, i piu’
importanti per comprendere le motivazioni
dell’insuccesso e il razionale della
nuova offerta. Dal punto di vista
psicologico i servizi in logica
ASP sono stati un errore perche’
hanno imposto un prodotto spersonalizzato
e remoto a chi invece era abituato
a soluzioni hardware e software
spesso "customizzate"
su esigenze specifiche; analogamente
i servizi ASP sono stati un errore
relazionale in quanto hanno creato
una frattura insanabile con la rete
di vendita, che ha visto in essi
una perdita completa del controllo
del cliente.
Era
tutto sbagliato? No, semplicemente
si sono anticipati troppo i tempi:
l’ASP è il punto di arrivo
e non quello di partenza nella catena
del valore. Bisogna abbandonare
i modelli teorici ed andare per
passi graduali, pensando a ciò
che serve realmente all’impresa,
soprattutto la piccola e media,
ossia quel segmento di mercato che
può trarre i maggiori vantaggi
da Internet come luogo d’incontro
e di collaborazione.
In
quest’ottica è naturale pensare
che, per un impresa estesa, il passo
successivo alla vetrina sia l’utilizzo
del Web come cerniera tra azienda
e mercato. Ogni processo informatico
può essere visto come un
insieme di elaborazioni, locali
all’azienda, ed un insieme di risultati,
pubblici e condivisibili. Questi
ultimi possono essere non solo archiviati
e classificati sul Web ma anche
distribuiti attraverso la rete,
creando una forte interazione e
collaborazione tra tutti gli attori
che compongono l’azienda estesa
(venditori, clienti, partner, subfornitori).
Ad esempio, una procedura software
genera un documento e lo deposita
in una cartella creata sul Web (come
se lo inviasse ad un archivio locale);
la cartella notifica i destinatari
interessati – interni o esterni
all’azienda- della sua disponibilità;
i destinatari, in modo asincrono,
lo possono visionare, stampare localmente
o reindirizzare. (Figura 1)
Figura
1: I principi del Commercio Collaborativo
Non
abbiamo inventato nulla, abbiamo
utilizzato tecnologie già
collaudate creando una forma evoluta
di commercio collaborativo
e facilitando l’erogazione dei flussi
informativi associati ai flussi
di beni in un mercato sempre più
globale. (Figura 2).
Figura
2: L’azienda estesa
Si
risale la catena del valore senza
alterare gli equilibri esistenti,
ma soprattutto sfruttando il vero
valore di Internet e gli asset di
un operatore di telecomunicazioni,
che diventa uno degli attori principali
nell’offerta dei nuovi servizi per
la piccola e media Impresa.
Notiamo
che questo approccio e’ immune da
quegli errori psicologici e relazionali
di cui erano affetti invece i servizi
ASP; anzi, qui la situazione e’
diametralmente opposta. L’azienda
vede valorizzato il suo asset di
investimenti tecnologici e migliorato
il rapporto con i propri clienti;
la rete di vendita, parallelamente,
puo’ contare su nuovi servizi che
fidelizzano maggiormente il cliente,
in quanto relazionano il suo sistema
informativo con quello dei suoi
partner e clienti.
E
dopo? A questo punto, il processo
di estensione è naturale.
Si possono considerare i documenti
non come entità destrutturate
ma come oggetti aventi un contenuto
ed una semantica. Si può
ad esempio trascodificare il formato
di un documento, si può firmarlo
per renderlo non modificabile, ci
si può inserire nella catena
dei processi associati all’azienda
estesa in modo sempre più
incisivo. La strada e’ tracciata:
cio’ che serve alla piccola e media
impresa e’ il miglioramento dei
rapporti con clienti e fornitori,
partendo dalle semplici infrastrutture
collaborative fino ad arrivare agli
applicativi che regolano i flussi
di business.
Anche
gli analisti di mercato sono d’accordo.
Citiamo, come esempio:
"In
recent years, serious applications
vendors have produced offerings
that help enterprise customers integrate
their internal processes … The next
area of growth is in taking the
collaboration outside, establishing
better communication between suppliers,
partners and customers" (The
Yankee Groupe – dicembre 2002 –
"Collaborative Webs")
"More
than 80% of enterprises that lead
their respective industries in revenue
growth during 2002 to 2004 will
have implemented a real-time central
nervous system for integrating applications
within and outside enterprise"
(Gartner - Dicembre 2001, "Application
Integration and Middleware Strategies
Research")
"The
most successful companies have created
a situation where the company and
its most important trade partners
operate seamlessly as one finely
tuned value chain" (Deloitte
– dicembre 2002 - "The emergence
of Collaborative Commerce")
Le
applicazioni
Analizziamo
alcuni esempi di applicazioni che
ricadono nella categoria precedentemente
illustrata. In comune hanno la caratteristica
di indirizzare i veri problemi sentiti
dall’impresa oppure di facilitare
il rapporto con i propri clienti.
Il
Web come backup
La
prima esigenza di un’azienda e’
quella di mettere in sicurezza le
proprie informazioni per assicurarsi
la continuità del business
ed evitare eccessivi costi in caso
di incidente.
Cito
un dato interessante che ben definisce
la dimensione del problema: mediamente
le aziende perdono il sette percento
del loro fatturato in piccoli e
grandi incidenti di sicurezza, a
volte senza esserne coscienti (fonte:
Datapro). Non pensiamo solo ai grandi
disastri, perdere anche un singolo
documento può avere costi
non banali (si pensi ad un'offerta
importante persa a poche ore dalla
scadenza di presentazione). Pensiamo
alla distruzione di informazioni
per effetto di un virus…
Dunque
la prima e fondamentale applicazione
che si deve proporre ad una piccola
o media impresa e’ l’uso del Web
come backup dei propri dati. Il
backup e’ molto importante per i
dati residenti sui PC, particolarmente
a rischio di guasti, furti o danneggiamenti.
Il backup deve essere semplice (l’utente
deve solo segnare le directory che
desidera salvare), flessibile (deve
essere automatico oppure su richiesta),
sicuro (non debbono essere trasferiti
file ma porzioni di bit crittografate
che rendono inintelleggibile il
documento originale), flessibile
(deve essere globale o incrementale,
salvando piu’ versioni consecutive
del documento)
il
Web come archivio passivo
Il
passo successivo all’uso del Web
come puro backup e’ l’archivio strutturato.
Analogamente a cio’ che e’ successo
all’interno dell’azienda, in cui
sono nati i file server come estensione
del file system del PC, e’ possibile
pensare al Web come una collezione
di folder in cui tutti gli attori
di una filiera inseriscono i documenti
di interesse comune. Soppesiamo
qui le parole: diciamo di interesse
comune, per sottolineare
il fatto che non stiamo parlando
del Web come archivio generale di
tutto cio’ che viene prodotto: archiviamo
sul Web solo cio’ che ha una natura
collaborativa. In altri termini
mettiamo sul Web solo cio’ che ha
la necessita’ di essere condiviso.
Notiamo che non poniamo nessuna
limitazione alla sorgente che alimenta
l’archivio sul Web: la sorgente
puo’ essere un’applicazione di produttivita’
individuale (documenti Word che
debbono essere condivisi), un’applicazione
gestionale (una modulo IVA elaborato
localmente viene archiviato sul
Web per renderlo disponibile anytime-anywhere),
un allegato di posta elettronica
o un fax (catturati automaticamente
dai folder corrispondenti).
Il
Web come archivio attivo
Il
Web convive spesso con soluzioni
di messaggistica unificata. Cio’
permette di rendere l’archivio (il
folder) attivo, aggiungendo
funzioni di notifica o di distribuzione.
Un documento depositato in un folder
da un appllicativo gestionale (un
cedolino stipendio, ad esempio)
puo’ scatenare una notifica al destinatario
(via SMS o mail, ad esempio), il
quale puo’ decidere di visualizzarlo
localmente, stamparlo o a sua volta
distribuirlo. Questo meccanismo
permette di costruire un processo
di coordinamento di tutti i flussi
informativi che accompagnano i processi
di business. Usando una terminologia
nuova possiamo concludere che queste
applicazioni (molto semplici, stiamo
in realta’ parlando di offrire in
forma integrata servizi di connettivita’,
storage e messaggistica, gia’ ampiamente
collaudati) implementano una funzione
di commercio collaborativo: questa
e’ la vera dimensione (utile alla
piccola e media impresa) del commercio
elettronico. Portiamo sul
Web non il processo di vendita (che
continua secondo i canali tradizionali),
ma i servizi che lo facilitano.
Se poi guardiamo questi servizi
da un’altra angolazione, possiamo
dire di aver realizzato un servizio
di customer relationship management
(CRM), anzi, qualcosa di piu’
completo, un vero e proprio partner
relationship management (PRM),
in quanto e’ coinvolta tutta la
filiera degli attori che partecipano
al processo di business esteso.
Alla piccola e media impresa non
servono le soluzioni fatte per la
grande impresa, offerte a consumo
oppure semplificate. Servono cose
drasticamente piu’ semplici. Intercettare,
catalogare, distribuire il flusso
documentale tra clienti e fornitori
e’ gia’ un passo fondamentale.
Il Web come mediation device nell’azienda
estesa.
Finora
abbiamo accennato ad applicazioni
che trattano documenti in forma
non strutturata: non abbiamo considerato
la semantica dell’oggetto ma solo
alcuni suoi attributi, quali l’archiviazione,
la catalogazione, la distribuzione.
Abbiamo ossia considerato il documento
come entita’ appartenente ad una
catena distributiva, senza entrare
nel merito del suo contenuto. Ma
e’ cosi’ che deve essere, almeno
inizialmente: la semplificazione
del flusso informativo tra azienda
e clienti o partner e’ gia’ di per
se’ un enorme passo verso la realizzazione
di uno slogan, recitato da vent’anni:
portiamo il cliente al centro del
sistema informativo!
Se
dunque si considera il documento
archiviato nell’ambito del suo significato
semantico, i possibili servizi applicativi
erogabili dal Web si moltiplicano
a dismisura: il Web, inserendosi
nella catena del valore dell’azienda
estesa, puo’ mediarne e coordinarne
i processi. Eccone alcuni esempi:
-
Il
Web puo’ estrarre ed analizzare
alcuni campi del documento associato
alla transazione economica.
Ad esempio si puo’ validare
formalmente il contenuto di
un campo di una fattura (codifica,
valore o semantica), oppure
eseguire trascodifiche per mappare
tra di loro due fatture con
formato differente ma significato
analogo
-
Creazione
di team virtuali per lo sviluppo
coordinato di prodotti/soluzioni
che coinvolgono piu’ fornitori
-
Pianificazione
coordinata della produzione
in funzione delle previsioni
di ordini (collaborative forecasting)
-
Ottimizzazione
della Supply Chain in modo globale
anziche’ locale alla singola
azienda
-
Tracking
di problemi nella Supply Chain
-
Servizi
di Clearing house nel flusso
documentale. Il transito dei
documenti sul Web permette di
realizzare archivi con funzioni
notarili (certificazione che
un documento e’ stato inviato
dal mittente e scaricato sul
PC dal destinatario)
-
Servizi
di Content Management. Il Web
puo’ diventare il portale dell’azienda
estesa, con possibilita’ di
organizzare i vari documenti
o i loro contenuti secondo una
vista o un criterio prescelti
Le
tecnologie
Come
abbiamo potuto verificare, il problema
non e’ tecnologico. Sicuramente
molte tecnologie concorrono alla
realizzazione di una piattaforma
collaborativa per la piccola e media
impresa: connettivita’, sicurezza,
messaggistica, storage. Tra di esse
pero’ una e’ sicuramente alla base
di tutto: la posta elettronica!
La
posta elettronica, killer application
per il consumer, lo e’ anche per
i servizi all’impresa. La differenza
sta solo nell’uso: come strumento
di comunicazione interpersonale
nel primo caso, come strumento per
muovere informazioni tra applicazioni
nel secondo. Usando un linguaggio
caro agli architetti dei sistemi
distribuiti diremmo che la posta
elettronica e’ il piu’ importante
"application service element",
ovvero il piu’ importante dei meccanismi
che permettono alle applicazioni
di cooperare e di scambiarsi informazioni.
La
vera novita’ infine sta nel modo
in cui queste tecnologie vengono
utilizzate: non a se’ stanti ma
integrate. Storage, connettivita’,
messaggistica concorrono in modo
sinergico alla realizzazione di
un middleware di cooperazione e
collaborazione tra tutti gli attori
dell’azienda estesa.
A
questo punto, la domanda sorge spontanea:
al di la’ del presente, quali sono
le tecnologie che permetteranno
di sviluppare non solo i servizi
collaborativi, ma anche le funzioni
di mediation in precedenza trattate?
Ne citiamo alcune:
-
La
certificazione e l’uso della
firma digitale. I recenti decreti
della Pubblica Amministrazione
hanno finalmente standardizzato
un protocollo che rende i messaggi
scambiati via posta elettronica
giuridicamente equivalenti alla
posta ordinaria scambiata in
formato cartaceo. Cio’ permette
di passare da una pura forma
distributiva e consultativa
dei documenti commerciali (fatture,
ordini,..) ad una forma giuridicamente
valida di transazione commerciale
-
Le
Wireless LAN, indispensabili
per risolvere il problema dell’accesso
ubiquitario (fondamentale, considerando
la tipica nomadicita’ degli
attori che partecipano al processo
di business collaborativo in
un’azienda estesa). Le W-LAN
sono purtroppo in Italia, alla
data attuale, congelate in attesa
di una normativa chiara sul
loro utilizzo (Figura 3).
-
I
Web services. I Web services
definiscono un’architettura
di sviluppo modulare e flessibile
per cui un servizio applicativo
e’ una collezione di programmi,
eseguibili sul Web, che possono
essere descritti, pubblicati
e richiesti secondo degli standard
ormai in fase di consolidamento.
L’importanza dei Web services
e’ insita nel fatto che si possono
creare delle forme di cooperazione
tra i programmi dislocati presso
le aziende della filiera e i
servizi centralizzati presenti
sul Web. L’allocazione del programma
e’ un invariante nel processo
globale. Alcune funzioni rimangono
locali alle aziende, altre vengono
rilocate sul Web. Siamo giunti
ad un nuovo modello di ASP,
proposto in una forma flessibile
e non con l’aut-aut tipico della
sua formulazione iniziale.
Ma
non commettiamo l’errore di rincorrere
sempre la tecnologia. Pensiamo che,
gia’ con le tecnologie attuali si
possono avviare i nuovi servizi,
indispensabili per la piccola e
media impresa che vuole utilizzare
la rete per incrementare il proprio
volume di affari. In fondo, il problema
essenziale e’ l’alfabetizzazione.
Cominciamo ad offrire le cose semplici,
se vogliamo che il mercato indirizzabile
cresca di due ordini di grandezza.
Figura
3: le tecnologie per il Wireless
Figura
4: I Web Servises
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