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  ASSOCIAZIONE » COMUNICATO STAMPA

INTERVENTO DI ENNIO LUCARELLI
PRESIDENTE DI AITECH-ASSINFORM

Roma, 8 novembre 2007

L'indagine Assinform ha il compito di rispondere, sostanzialmente, a una domanda: che ruolo sta ricoprendo l'IT nello sviluppo italiano?

Considerando che l'espansione dell'economia internazionale trova il suo più potente fattore di accelerazione negli investimenti IT - il cui trend globale sta correndo a ritmi più veloci di quello del PIL mondiale - la risposta a questa domanda è oggi fondamentale per capire le opportunità di crescita che si stanno aprendo nel nostro Paese.

I dati relativi al primo semestre del 2007 confermano che l'economia italiana ha ripreso a investire in innovazione tecnologica con un ritmo che a fine giugno scorso registrava il tasso del + 1,7%. La ripresa della domanda informatica è un dato di grande novità per l'Italia, che evidenzia come l'attuale fase dell'economia nazionale contenga un importante segnale di cambiamento qualitativo e di apertura di nuove prospettive per lo sviluppo.

Tuttavia il quadro che emerge è quello di un Paese a due velocità, o meglio di un Paese che se fa alcuni passi avanti è costretto a farne almeno uno indietro:

- la spinta in avanti verso l'innovazione è opera delle imprese, alle quali va attribuito gran parte di quell'1,7% in più che il Paese ha investito quest'anno in informatica rispetto al primo semestre dell'anno scorso: ciò malgrado la continua compressione dei prezzi dell'hardware grazie allo sviluppo tecnologico, e dei servizi grazie alla concorrenza sempre più spinta;

- il rallentamento continua a essere fatto dalla Pubblica Amministrazione, che se da una parte diminuisce la propria spesa in tecnologie informatiche, facendo registrare complessivamente un calo a fine 2006 dell'1,4 %, dall'altra aumenta il segmento di spesa affidata senza gara alle società pubbliche d'informatica, che, particolarmente in sede locale, continuano globalmente ad aumentare il loro fatturato.
Inoltre il Paese non riesce ancora ad utilizzare appieno delle potenzialità, i servizi on line che la Pa italiana ha messo in campo, ponendosi nella squadra dei migliori in Europa.

Le imprese e l'innovazione IT

Il recupero della domanda informatica, cauto ma confermato per il terzo semestre consecutivo, testimonia come le imprese italiane, con alla testa le medie imprese, stiano rinnovando la loro capacità d'investire, ma soprattutto "verso l'interno dell'azienda". Non hanno ancora operato in maniera diffusa per portarsi verso i nuovi modelli d'integrazione delle filiere produttive e di ampliamento dei mercati globali attraverso lo sfruttamento di Internet e dei nuovi canali virtuali di commercio, le nuove applicazioni IT, il Web 2.0 delle interazioni con i navigatori, mentre il Web 3.0 della semantica e delle immagini è già vicino.

Stiamo ancora inseguendo con fatica i nostri concorrenti internazionali, ma abbiamo invertito il trend e siamo consapevoli che il gap accumulato è anche dovuto a difficoltà culturali, dimensionali e organizzative che devono ancora essere risolte; tuttavia va sottolineato che la rinnovata attenzione verso l'innovazione informatica sta avvenendo da parte delle imprese del Made in Italy, con scarse politiche specifiche di sostegno.

Una conferma proviene dall'incremento del 3% registrato dalla domanda di software e applicativi nel primo semestre di quest'anno (rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso).

Questo dato, mentre rivela una qualità della domanda informatica orientata verso i nuovi modelli di gestione d'impresa, disegna anche lo spazio entro cui l'offerta informatica italiana si può inserire e competere: quello dello sviluppo software per gli applicativi ed i servizi delle nuove generazioni del Web.

Le infrastrutture e lo scenario dei nuovi servizi
Un altro punto di base su cui vanno indirizzati gli investimenti è quello delle reti a larghissima banda a supporto delle imprese; molti passi in avanti sono stati fatti, ma ricordiamo che in Italia investiamo solo qualche "per mille" di quanto si investe nel mondo per le grandi reti a fibra ottica (Giappone, Corea, Nord America, Nord e centro Europa), come anche un recente analisi della Ofcom, l'Authority delle Comunicazioni inglese, ha messo in evidenza.

Le più avanzate economie internazionali indicano come le applicazioni IT ed i servizi di nuova generazione Web, destinati a produrre le innovazioni più importanti, richiedano reti a larghissima banda, per risolvere problemi specifici del nostro tempo, quali la mobilità, la sicurezza, la qualità ambientale, la globalizzazione dei mercati, la gestione dell'energia, la sanità, il turismo, la valorizzazione dei beni culturali, ecc.

Questo scenario offre le condizioni per rientrare nel processo internazionale di produzione dell'innovazione tecnologica disegnando un nuovo spazio, ove l'Italia può puntare a valorizzare i talenti, le scuole d'eccellenza, la qualità professionale.

Oggi è assolutamente necessario fare un grande sforzo per ricercare e produrre know how, sviluppare conoscenza e creatività, infrastrutturare il territorio italiano con reti adeguate agli standard internazionali.

Il nostro Paese ha tutte le carte per partecipare al nuovo ciclo economico legato all'innovazione informatica e trarne vantaggi, in tempi e con investimenti ragionevoli.

La Pubblica Amministrazione
Già negli scorsi anni lanciammo l'allarme: la domanda d'informatica della Pubblica Amministrazione tende a ridursi e ad essere autoreferenziale.
Oggi, nonostante gli sforzi che il Governo sta facendo, il quadro complessivo degli investimenti in IT della PA appare ancora peggiorato:

  • La spesa pubblica nel 2006 è cresciuta più del PIL a valori di mercato: mentre la prima è aumentata del + 3,05%; il secondo, solo del + 1,9%. Negli anni 2003-2005 il PIL è stato vicino allo zero, mentre la spesa pubblica per consumi finali è cresciuta sempre a ritmi superiori al 4% annuo. Una tendenza che appare molto difficile da gestire e controllare.
  • Negli stessi anni, sullo strumento principale di ammodernamento e controllo, l'informatica, si investe sempre di meno. Inoltre, a partire dal 2002, le amministrazioni centrali hanno penalizzato soprattutto gli investimenti, vale a dire i nuovi progetti. Basti pensare che per quanto riguarda i soli Ministeri a fine 2006 risultava rispetto all'anno precedente un calo degli investimenti IT del 22%.

A livello locale, regioni, province e comuni convogliano la gran parte della propria domanda, e in misura crescente, verso aziende di loro proprietà, mal interpretando, un principio importante quale quello della sussidiarietà. Principio regolatore dell'esercizio delle competenze e dei rapporti fra pubblico e privato, il cui senso sta nell'assegnare all'azione pubblica il compito di occuparsi di fornire soltanto quei servizi e di tutelare soltanto quelle esigenze che non possano essere efficacemente garantiti dal mercato o dalla società civile.

In Italia l'Information Technology, che secondo i dati Istat conta su 80.000 imprese con circa 370.000 addetti, è un settore solido e di grande tradizione tecnica e professionale, con un'offerta articolata e molte aziende di eccellenza.
Non si ravvisano perciò motivi sostanziali affinché la PA italiana non debba puntare sulle proprie capacità autonome di scegliere e guidare progetti IT e di selezionare sul mercato, tramite un'aperta concorrenza, le competenze necessarie a soddisfare le proprie esigenze informatiche e poter così svolgere quel ruolo di stimolo della qualità e competitività dell'offerta che le compete.
Al contrario registriamo la costante crescita dell'iniziativa pubblica nel settore:

    • La domanda complessiva della PAL è stata, nel 2004, pari a 1.301 milioni di euro; nel 2005, 1.345; nel 2006, 1383.

    • Rispettivamente negli stessi anni, il fatturato complessivo delle principali aziende informatiche di cui la stessa PAL è azionista, è stato pari a 606, 738 e 837 milioni di euro; ovvero ha coperto rispettivamente il 47% della domanda PAL, il 55%, il 60%.

Nonostante il quadro sopradelineato, consideriamo che in questi ultimi anni sia aumentata la sensibilità istituzionale in merito al ruolo dell'IT ed alcuni provvedimenti del Governo stiano gettando le basi per il cambiamento.

Si apprezza, ad esempio, l'azione del Ministro Nicolais sui temi affrontati nel disegno di legge: "Disposizioni volte alla modernizzazione e all'incremento dell'efficienza delle Amministrazioni pubbliche, nonché alle riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese" ora in discussione al Senato (A.S. n.1859). Si tratta a nostro avviso di un provvedimento organico, con una chiara visione del processo di snellimento e messa in efficienza delle procedure e che auspichiamo diventi legge quanto prima. Prevedendo, infatti, la riduzione e la certezza dei tempi dei procedimenti amministrativi, la norma introduce, fra l'altro, nel processo amministrativo, contabile e tributario, misure per la digitalizzazione degli atti e dei documenti, come il protocollo elettronico, nonché misure in materia di certificazione.

Nella Finanziaria 2008 abbiamo condiviso il provvedimento che rende obbligatoria la fatturazione elettronica da parte di tutti i fornitori della PA. Norma alla cui non semplice attuazione siamo ampiamente disponibili a collaborare, eventualmente attraverso l'attivazione di centri servizi per la gestione delle fatture emesse dai fornitori verso la PA, con l'obiettivo di supportare soprattutto le piccole e medie imprese.

Non possiamo, tuttavia, non continuare a esprimere la nostra grande perplessità, sulla misura introdotta, sempre in Finanziara, con l'articolo 87 - Limiti alla costituzione e alla partecipazione in società delle amministrazioni pubbliche - il cui testo andrebbe assolutamente reso chiaro e privo delle ambiguità terminologiche, in modo da allinearlo all'obiettivo del titolo, scongiurando i rischi di travisamento interpretativo che ora contiene.

Conclusioni
Aitech-Assinform ha preso molto sul serio lo sforzo che il Governo vuole compiere con il programma Industria 2015; l'Associazione sta collaborando con Confindustria e le altre associazioni confederali per sviluppare proposte per le filiere del Made in Italy, sia sul versante dell'integrazione produttiva/distributiva (supply chain), che del commercio (e-Commerce).

L'obiettivo è di contribuire a colmare il "digital divide d'impresa" e supportare con soluzioni tecnologiche specifiche l'espansione dell'export in mercati sempre più lontani al di là dei confini nazionali.

Il Web e Internet veloce, infatti, stanno aprendo un nuovo mercato dalle dimensioni impensabili ancor oggi per molti, rappresentando un'opportunità di crescita economica e sviluppo tecnologico che nessun Paese o impresa può permettersi di sottovalutare.

Ma in Italia il commercio elettronico stenta ad affermarsi, pur notando che alcuni settori d'imprese usano il canale di vendita virtuale più per l'export che per il mercato interno, come avviene per l'abbigliamento che, sul totale delle vendite on line, ben il 63% è utilizzata per vendere all'estero.

Occorre fare leva su queste emergenti capacità italiane per ampliare la nostra presenza nel commercio elettronico. Le stime per il 2007 indicano che le vendite al dettaglio nel mondo, sul canale dell'e-Commerce, supereranno i 300 miliardi di euro, mentre il "Made in Italy" nel suo complesso vi partecipa ancora molto marginalmente e rischia di perdere anno dopo anno sempre più importanti quote di mercato.

Riteniamo che sarebbe necessario per il nostro Paese introdurre "l'informatica" formalmente nel quadro di Industria 2015, riconoscendola come infrastruttura strategica al servizio delle aree considerate prioritarie.
In questo modo sarebbe possibile uscire dall'occasionalità e costruire un percorso per sviluppare know-how innovativo, esperienza, brevettare nuovo software e nuove applicazioni da proporre poi sul mercato internazionale, facendo evolvere le soluzioni ormai datate.


Ufficio Stampa AITech-Assinform:

Stefania Follador - Resp. Ufficio stampa AITech-Assinform - Tel.
3465003534
Anna Borioni Ufficio Stampa AITech-Assinform Roma - Tel. 3471409877


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