AITech-Assinform
Una politica industriale
per l’IT e per la competitività dell’Italia
Abstract
IL CONTESTO E IL MERCATO
Aitech-Assinform,
la nuova associazione di Confindustria
in cui sono riunite tutte le principali
imprese informatiche che operano nel
nostro Paese, sottopone alle istituzioni, alle coalizioni politiche che si stanno confrontando
in vista delle prossime elezioni politiche
e al mercato, un piano di "Politica
Industriale per l'Information Technology
(IT), a supporto della competitività
e della produttività dell'Italia".
Il
piano punta sull’IT come fattore di accelerazione
dei processi di sviluppo, per
riuscire in breve tempo ad agganciare
il nuovo ciclo dell’economia mondiale
basato sull’innovazione e ribaltare
il trend negativo della bilancia dei
pagamenti, anche nel campo delle tecnologie.
I nostri concorrenti, in termini di
sistemi paese, hanno dimostrato che
senza tecnologie digitali non si fa
quel salto di qualità nell'economia
che è necessario anche al nostro Paese
per fare emergere le grandi potenzialità
di cui è ricco.
Quello
che qui si chiede è un segnale forte
per la ripresa di competitività e
per la promozione di una politica
dell’innovazione tecnologica nel Paese,
da mettere in atto nei primi cento giorni
del nuovo governo.
Tutti
i principali indicatori, internazionali
e nazionali, evidenziano che l’Italia
è in fase discendente nella scala
della competitività, anche a causa
degli investimenti sempre più contenuti,
sia pubblici che privati, in Information Technology.
Malgrado
gli sforzi compiuti nell’e-government,
nella banda larga e nell'alfabetizzazione
delle famiglie italiane, il settore
informatico - pur dotato di persone
competenti, imprese innovative e centri
d’eccellenza - si trova oggi in notevole
difficoltà. Il comparto - costretto
a muoversi in un mercato nazionale
in contrazione, condizionato da importanti
spazi protetti, soprattutto a livello
locale - soffre di una cronica carenza
di politica industriale, che lo ha
fortemente penalizzato anche sul piano
internazionale.
L’Information
Technology - secondo i dati ISTAT
- conta nel 2005 in Italia 370.000
occupati, di cui oltre il 70% con
contratto di lavoro dipendente ed
il 45% donne. Fra le circa 80.000
imprese che compongono il settore,
circa 25.000 sono società di capitali
(con mediamente 10 addetti), a cui
si aggiungono 31.000 imprese individuali,
22.000 di persone, 2.000 altre forme
di attività).
L’occupazione,
più che raddoppiata fra il 1991 ed
il 2001, ha seguito una richiesta
di prodotti e servizi comunque in
crescita per poi rallentare negli
ultimi anni fino a giungere al regresso
del 5% nel 1.mo semestre 2005.
I
costi interni pro capite assumono
valori di 43.700 € / addetto secondo
dati ISTAT riferiti all’anno 2003
Nel complesso l’I.T. italiana
genera - secondo i dati ISTAT - un
valore aggiunto che supera i 16.500
milioni di €, a fronte di una domanda,
lato utente finale, che - secondo
il Rapporto 2004 Assinform (del giugno
2005) - oscilla intorno ai 19.700
milioni di €.
I
principali settori della domanda sono:
industria manifatturiera, banche e
assicurazioni, servizi pubblici e
di mercato, Tlc, spazio e difesa,
P.A. centrale e P.A. locale.
Se
ci confrontiamo con l’Europa nel rapporto
fra esportazione ed importazioni,
per i soli servizi I.T., nel 2004,
siamo all’ultimo posto a causa del
passivo nella bilancia dei pagamenti
(dati Eurostat) ed in peggioramento
rispetto all’anno precedente (-519
milioni di € nel 2004); Irlanda ed
Inghilterra (rispettivamente +14.420
e +4.914 milioni di € nel 2004), seguiti
da Lussemburgo, Spagna e Svezia, sono
stabilmente primi per dimensione dell’attivo.
L’Associazione
é fermamente convinta che l’IT - e
in particolare il software e i servizi a valore aggiunto - siano adatti al
tessuto imprenditoriale,
professionale e culturale del
nostro paese, dove abbondano, più
che altrove, creatività, talento,
inventiva, alcune delle caratteristiche
chiave per eccellere su questo terreno:
in Italia, in altre parole, siamo
capaci di fare bene questa professione.
I
VINCOLI
Le
cause delle difficoltà dell’Industria
Informatica Italiana sono sotto gli
occhi di tutti:
Ø
la
carenza di una consapevolezza diffusa
che l’IT possa essere una valida leva
di sviluppo;
Ø
la
mancanza di una politica tesa a favorire
gli insediamenti esteri;
Ø
l’affermarsi
di una politica che ha favorito la
crescita di grandi operatori controllati
dallo Stato nella sua doppia veste
di cliente ed azionista, il quale,
tuttavia, non ha chiesto loro d’impegnarsi
realmente sul piano internazionale;
Ø
la
presenza diretta dello Stato nei servizi
IT, particolarmente rilevante a livello
locale, a scapito delle Aziende private;
Ø
una
debole presenza sui mercati esteri
e sui grandi progetti internazionali;
Ø
l’assenza
di una politica industriale mirata
anche alla crescita ed al rafforzamento
delle piccole imprese del settore,
con particolare attenzione al Mezzogiorno;
Ø
la
limitazione nei fattori d’innovazione
(formazione continua, laureati scientifici,
banda larga) e negli investimenti
in R&D.
LE
PROPOSTE
A partire dalle
considerazioni di contesto e di mercato,
di cui sopra, l'Associazione formula
alcune proposte specifiche che dovrebbero
trovare le prime, prioritarie indicazioni
programmatiche nei primi 100 giorni
del futuro Governo, con ricadute positive
su tutto l'arco della Legislatura.
Le
proposte sono sintetizzabili in questi
nove punti programmatici:
1) La governance
dell'innovazione, con l'obiettivo
di rafforzare il positivo cammino
intrapreso dall'attuale Governo e
di mettere in campo una squadra coesa,
che sappia definire e gestire le priorità
programmatiche in quest'ambito. Occorre
anche assicurare le condizioni per
investire nello sviluppo di software,
con la possibilità di tutelarne la
proprietà intellettuale, ed evitare
che la politica influenzi scelte tecniche
che solo il mercato e la concorrenza
possono selezionare.
2) L'aggregazione e la qualificazione della domanda,
con spinte positive sull'offerta IT,
per dotare il nostro Paese di grandi
progetti di sostegno alla domanda,
con il supporto dell'innovazione,
in aree di rilevanza e/o di criticità
per il Paese (es: turismo, beni culturali,
logistica, ecc.) e per sostenere,
di concerto, l'aggregazione e la qualificazione
dell'offerta IT.
3) La presenza italiana ai grandi progetti europei
e la facilitazione al subappalto,
in modo, da un lato, di agevolare
la presenza dei grandi operatori italiani
IT nei progetti europei di rilevante
importanza (innovazione, spazio, satellitare,
ecc.), dall'altro, di coinvolgere
in modo strutturato le PMI del settore,
a più alta specializzazione.
4) L'internazionalizzazione dell'IT e sostegno
dell'innovazione ai marchi del Made
in Italy, al fine di: aiutare
le imprese italiane del comparto ad
accedere ai mercati esteri; agevolare
contestualmente gli investimenti stranieri
in Italia, anche in termini di insediamenti
produttivi; sostenere i marchi "globalizzati"
del made in Italy, attraverso un uso intensivo
dell'IT.
5) La liberalizzazione/la concorrenza nei servizi
IT e il coinvolgimento dei privati,
riducendo la presenza pubblica nella
produzione e nella fornitura di servizi
IT, a favore della creazione di agenzie
capaci di analizzare e canalizzare
le esigenze delle Pa e coinvolgendo
le imprese private nella progettazione
- connessa ad adeguati investimenti
- e nella valorizzazione delle banche
dati pubbliche, tramite gli strumenti
del project financing e dell'outsourcing. L’Associazione è disponibile ad impegnarsi,
con i propri soci, su alcune linee
progettuali: la tessera del cittadino,
la interoperabilità delle grandi banche
dati italiane, l’architettura delle
soluzioni, la privacy, la sicurezza.
6) La semplificazione/disintermediazione nella
PA e nei servizi agli utenti,
sia nel senso di nuove di nuove norme,
con procedure e tempi certi, nei rapporti
tra Stato e privati, incluse le forniture
di beni e servizi IT alle Amministrazioni,
sia nel senso di regole nuove che
tengano conto della disintermediazione
e della semplificazione che l'IT porta,
ai servizi della PA verso gli utenti
(cittadini e imprese).
7) La collaborazione fra imprese ed università,
nel campo della formazione, della
ricerca applicata e del trasferimento
tecnologico per realizzare nuovi prodotti
e nuovi servizi.
8) La qualità del capitale umano, in una logica di formazione
di base (scuola) e di formazione continua
(università e formazione professionale),
tramite un piano articolato di sostegno
alla formazione alle nuove tecnologie,
sia in ambito pubblico che privato.
9) La riforma delle professioni, da attuare
limitando l’eccessiva regolazione
che esiste in Italia per le professioni
tradizionali e mantenendo le attuali
possibilità di costituire società
di capitali, di qualificazione tramite
certificazione di qualità di parte
terza, evitando che la iscrizione
ad un eventuale albo degli informatici
possa diventare titolo qualificante
di competenza
(Roma,
21 febbraio 2006)
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