Roma,
13 luglio 2006 – “Aziende
italiane dell’IT: meno del 9% svolge
attività all'estero; solo il 24% ricorre
all’aggiornamento del know-how in
tempo reale i mercati esteri più sviluppati;
circa
il 41% collabora con aziende straniere
per attività di sviluppo congiunto”
è questa la fotografia scattata dallo
studio realizzato da AITech-Assinform
sull’internazionalizzazione dell’Information
Technology italiana, presentato questa
mattina all’Unione Industriali di
Roma, che mette in luce le notevoli
difficoltà da parte del nostro Paese
a partecipare al processo internazionale
di produzione e di divulgazione dell’innovazione
tecnologica. All’incontro sono
intervenuti, fra gli altri, Luigi
Abete presidente dell’Uir,
Milos Budin sottosegretario
al Commercio Internazionale, Ennio
Lucarelli presidente di AITech-Assinform
e Marco Comastri,
vicepresidente di AITech-Assinform
con delega all’internazionalizzazione.
Lo
studio parte dal presupposto che,
per un settore innovativo come l’IT,
l’internazionalizzazione non sia un
optional, ma un requisito essenziale
non solo per crescere esso stesso,
ma per incidere in modo concreto sullo
sviluppo e la competitività del
Paese. Oggi, infatti, le difficoltà
internazionali dell’informatica italiana
si riflettono in modo negativo sulle
perfomance dell’intera economia nazionale,
perché fanno dell’Italia un grande
importatore di tecnologie e servizi
informatici, con un deficit
in innovazione espresso dal
rosso costante della bilancia dei
pagamenti del settore, giunto nel
2005 a -718 miliardi
di euro, con un peggioramento del
38% rispetto all’anno
precedente. “Ciò significa
– ha sottolineato Ennio Lucarelli
– che il nostro Paese rinuncia
a elaborare le soluzioni tecnologiche
per la propria modernizzazione, affidandosi
per lo più a soluzioni standardizzate
realizzate all’estero, che non sempre
si rivelano idonee a risolvere i nostri
problemi. Questo è una tendenza gravissima
alla marginalità nella sfida mondiale
delle idee, del sapere e della creatività,
che deve essere assolutamente, e al
più presto, corretta e invertita.
L’Information Technology è oggi il
motore del nuovo ciclo di espansione
dell’economia internazionale e anche
in Italia il rilancio dell’informatica
e l’internazionalizzazione del settore
devono costituire un nodo cruciale
della politica e degli investimenti
per lo sviluppo”.
Lo
studio evidenzia come esistono oggi
possibilità concrete di salire sui
treni dell’innovazione ancora
in corsa: “l’IT italiana
– ha concluso Lucarelli
- ha tutte le carte in regola
per eccellere nel software applicativo
e nei servizi informatici, offrendo
nuovi prodotti e soluzioni alla domanda
d’innovazione che emerge dal Paese
in tutti i campi, da proporre anche
sul mercato internazionale”.
Marco
Comastri, nell’illustrare
lo studio, ha indicato “nel supporto
innovativo all’espansione internazionale
dei marchi del Made in Italy, che
con la loro forza d’immagine di qualità
rappresentano una chiave privilegiata
di apertura ai mercati esteri, una
via per la costruzione di una industria
globale dell’IT italiano”, proponendo
al Governo il varo di un programma
sinergico su questo tema.
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