INFORMATICA
E TELECOMUNICAZIONI AL RALLENTATORE
L'ITALIA ACCRESCE IL RITARDO
PIÙ GOVERNANCE E CONCORRENZA NELL'ICT
PER SPINGERE IL
PAESE VERSO LA RIPRESA ECONOMICA
Mercato
aggregato a 62.611 milioni, in crescita
del 2,3 %, contro il 6,1% nel mondo.
L'informatica ristagna (+ 0,9%) e
si confronta con una crescita europea
del +3,5%. L'It debole non aiuta la
competitività del Paese e sollecita
decise azioni di rilancio
Milano,
21 marzo 2006
“Una stagnazione generalizzata
della domanda d’innovazione nel Paese,
che registra anche veri e propri crolli
settoriali, è alla base della crisi
di mercato che vive oggi l’Information
& Communication Technology italiana,
con conseguenti difficoltà
competitive per l’intera economia.
E’ una situazione che desta profonda
preoccupazione avvenendo in assoluta
controtendenza con i nuovi trend della
ripresa mondiale, che vedono l’innovazione
tecnologica e le infrastrutture Ict
al centro di ogni strategia di crescita
economica” – non ha usato perifrasi Ennio Lucarelli, presidente di Aitech-Assinform (l’associazione di Confindustria
che da quest’anno riunisce tutte le
principali imprese informatiche che
operano in Italia) nel denunciare
i problemi alla base della crisi del
settore, evidenziata dai dati sull’andamento
del mercato nazionale dell'informatica
e delle telecomunicazioni,
presentati oggi a Milano, come
prima anticipazione del Rapporto Assinform
2006.
Le cifre, d’altro canto, parlano
chiaro: il volume del fatturato prodotto
nel 2005 dal mercato aggregato (informatica
+ telecomunicazioni) è risultato di
62.611 milioni di euro,
con un incremento
del 2,3 % rispetto all’anno precedente,
pari a quasi due punti in meno rispetto al mercato europeo
e quattro in meno rispetto a quello
mondiale. Ancora più profondo
il ritardo che scontano i
servizi informatici rispetto ai
paesi nostri diretti concorrenti:
0,9% di crescita (2004 /2005) contro una media
europea del 3,5% dove si segnalano
punte fino al 6% come il caso spagnolo
e contro un tasso di sviluppo del
5% del mercato Usa.
Ma è analizzando la domanda It
che meglio si evidenzia la gravità
del fenomeno, che vede l’intera economia
italiana, tra settori produttivi e
pubblica amministrazione, disinvestire
in innovazione. Se le grandi
imprese, a fine 2005, si erano
alimentate di servizi informatici
per un debole + 0,9%, la domanda delle piccole imprese ha subito un calo del
-1,4%, (in continuità negativa con il
–3,3% dell’anno precedente), parzialmente
controbilanciata dall’andamento delle medie imprese, che si è attestato a un migliore +1,7%. Nel contempo si è verificata una
contrazione
dell’1% della spesa informatica
delle Amministrazioni
centrali (ancor peggiori i dati
di bilancio 2006, che nella Legge
Finanziaria prevedono una contrazione
della spesa informatica del 35%).
Un discorso a parte merita ciò che
sta avvenendo a livello delle amministrazioni
pubbliche locali con il ricorso sempre
più ampio all’affidamento diretto
di servizi informatici interni e,
più recentemente, anche di infrastrutture
di telecomunicazioni, a società costituite
ad hoc da parte di Regioni, Province,
Comuni, aziende municipalizzate. Infatti,
alla crescita della domanda pubblica da parte degli enti locali
del 3,4% nel 2005, è corrisposta una ancor maggiore crescita
dell'offerta di servizi Ict da parte
delle società pubbliche, del +4,3%, pari al 40% dell'it nella PA Locale. Per questo si concorda pienamente con il presidente di Confindustria Montezemolo quando denuncia con forza,
com’è avvenuto anche in occasione
dell’assise di Vicenza, il fenomeno
degenerativo rappresentato dalla crescita
di questa sorta di neo-statalismo locale con cui “invece di liberalizzare il mercato,
si allarga la concorrenza sleale di
chi opera in regimi protetti con i
soldi dei cittadini. Non solo: si
sottraggono spazi vitali per iniziative
veramente imprenditoriali dove soprattutto
le nostre piccole e medie imprese
potrebbero essere protagoniste”.
“Questa situazione è
il risultato della carenza cronica,
di cui soffre il nostro Paese, di
una strategia di sostegno all’innovazione tecnologica
agganciata alle politiche per lo sviluppo
e la competitività – ha affermato il presidente di AITech-Assinform – carenza che ha penalizzato soprattutto i
segmenti più deboli
nel mercato globale e di più
complesso intervento, come le piccole
imprese che costituiscono la maggior
parte del nostro sistema produttivo
e la Pubblica Amministrazione,
che deve essere modernizzata al suo
interno e rinnovata attraverso lo
sviluppo
di grandi progetti- paese.
La governance italiana ha mancato
al ruolo centrale, che svolge in altri
paesi avanzati, di stimolo per lo
sviluppo di un’offerta di servizi
innovativi concorrenziale e competitiva,personalizzata
alle esigenze nazionali”.
Lucarelli ha poi sottolineato che per
migliorare la governance dell’It “sarà
necessario uno sforzo congiunto di
AITech-Assinform e di Confindustria,
della quale condividiamo in modo convinto
la richiesta di riforme strutturali
per una politica tesa a creare condizioni
di maggior concorrenza e competitività
nel nostro Paese” aggiungendo
che in questa direzione sarà essenziale
promuovere l’inversione della tendenza,
tutta italiana, di allontanamento
dall’economia dell’innovazione, condizione
che potrà verificarsi “solo se diventerà una priorità assoluta nell’agenda
del nuovo governo, al quale spetterà
il compito di attuare una politica
capace di qualificare la domanda di
Ict, per rafforzare e stimolare l’offerta”.
In questo senso l'Associazione
ha presentato di recente alle forze
politiche di entrambe le coalizioni
un piano straordinario per l'Information
Technology, in cui si chiede la completa
liberalizzazione del settore, la trasformazione
delle società pubbliche di Ict in
agenzie capaci di analizzare e canalizzare
i bisogni delle Pa ed esigere dal
mercato le soluzioni più avanzate,
la promozione di grandi progetti nazionali
e internazionale basati sull’infrastruttura
Ict in cui coinvolgere, in forma aggregata,
le Pmi dell’Information Technology.
“Come già si sta verificando in altri paesi quali Francia, Gran Bretagna o Irlanda – ha concluso Ennio Lucarelli - la crescita di una
domanda qualificata di infrastrutture
e servizi innovativi va considerata
uno dei più importanti strumenti di
modernizzazione e di ripresa di competitività
del Paese. Una domanda qualificata
in innovazione, infatti, porterà i
produttori a studiare nuovi prodotti
e servizi, capaci di offrire soluzioni
altrettanto qualificate per le specifiche
esigenze italiane, come lo sviluppo
della logistica, il rilancio del turismo,
la semplificazione e l’efficienza
della macchina pubblica, la protezione
dell’ambiente”.
Il dettaglio dei
dati
Informatica + 0,9%
Il mercato italiano dell’informatica ha
raggiunto i 19.496 milioni di Euro,
in crescita dello 0,9% contro il calo
dello 0,4% dell’anno prima. Ma il
recupero è modesto, soprattutto se
comparato agli andamenti dell’insieme
dei paesi europei (+3,5%), asiatici,
(+7,8%) e del Nord America (+5,3%),
verso i quali il nostro Paese continua
ad accumulare ritardi.
E’ l’effetto della
modesta propensione all’investimento
delle imprese, e in particolare di
quelle minori (meno di 50 addetti)
che, pur contando il grosso degli
occupati, esprime una domanda inferiore
al 18% del mercato, pari a 3.464 milioni
e ancora in calo (-1,4% sull’anno
prima). Solo la domanda delle famiglie, risultata di 878 milioni di Euro, ha mostrato
effervescenza, (+ 6,3% dopo il + 4,4%
dell’anno prima), mentre quella delle
medie e delle grandi è cresciuta di
poco, risultando rispettivamente pari
a 4594 milioni (+1,7%) e 10.560 (+0,9%).
La domanda della
Pubblica Amministrazione Centrale
prosegue il trend negativo che ne
caratterizza l'andamento da oltre
un triennio, facendo segnare un calo
dell’-1%. Il calo è particolarmente
grave, considerato che nell'ultimo
triennio (2002-2004), il decremento
negli investimenti It nella PA Centrale
è stato di oltre il 12% e che i dati
di bilancio dello Stato, a fronte
dei tagli portati nella Finanziaria
2006, parlano di un calo di oltre
il 35% nella spesa It per le Amministrazioni
Centrali dello Stato.
La Pubblica Amministrazione
Locale fa segnare un andamento
positivo (+ 3,3%), trainata sia dalla
spesa in utilities e in sanità, sia,
soprattutto, dal crescita consistente
delle società cosiddette "in
house", che quotano il 40% del
mercato It della Pa locale e che sono
cresciute di oltre il 4% rispetto all'anno precedente.
Per quanto riguarda
l’offerta, la dinamica più favorevole
è quella dell’hardware (sistemi, stampanti
e periferiche) con vendite pari a
5.278 milioni, in crescita del 3%
nonostante un calo dei prezzi che
ha sminuito la crescita in volumi:
le vendite di Pc (4.323.200 unità)
sono in fatti cresciute del 19,4%
in unità e del 5,3% in valore. Statica
è risultata la componente più importante
ai fini dell’innovazione e dell’attività delle imprese
nazionali, quella del software e dei
servizi, risultata pari a 13,334 milioni
e cresciuta solo dello 0,4%, mentre
quella dei servizi di assistenza
tecnica ha proseguito nel suo trend
di declino (883 milioni, -3,5%)
Telecomunicazioni + 3%
L’altro grande comparto dell’Ict, quello
delle telecomunicazioni (apparati,
terminali e servizi per reti fisse
e mobili) ha generato in Italia e
nel corso del 2005 un business di
43.115 milioni, in aumento del 3%
sul 2004, contro una media europea
del 5%. Qui la dinamica si conferma
più vicina ai trend internazionali
e rivela elementi che potrebbero preludere
a una nuova e più sostenuta fase di
sviluppo: una crescita sostenuta non
più dai soli servizi di fonia mobile,
la ripresa degli investimenti in apparati
(+5,2%), la crescente qualificazione
della domanda di servizi e connessioni
su rete sia fissa che mobile.
Più in particolare,
le telecomunicazioni mobili hanno
generato una domanda complessiva (apparati,
servizi e terminali) di
22.625 milioni di Euro, in
crescita del 3,6% (+5,5% nel 2004);
le fisse hanno raggiunto quota 20.490
milioni (+2,4%) dopo anni di calo
costante. Le linee mobili sono ancora
cresciute del 15% -
superando i 72 milioni per 44 milioni di utenti (+4%), pari
a
quasi il 78% della popolazione
censita – anche se con un calo dei
ricavi per utente (-0,9%). Sul fronte
dei servizi sono apparsi in calo quelli
di fonia (voce) sia in ambito fisso
(-1,1%) che mobile (-1,6%), ma con
dinamiche più che compensative e qualificanti
sul fronte dei servizi a valore aggiunto:
+ 28,8%
nel mobile, e + 21% per la connessioni Internet
su rete fissa.
Le connessioni Internet a Banda Larga
(Adsl e in fibra ottica sono risultate
pari a quasi 6,8 milioni (+52,4% sull’anno
prima) e la digital Tv (digitale terrestre,
satellitare eIP-TV,a pagamento e non)
risultava interessare 7,5 milioni di famiglie a fine 2005.
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